Robert Botteghi è stato ingegnere territoriale in carico dei progetti transfrontalieri. È ormai in collaborazione con l'Università Côte d'Azur e l'Istituto del Diritto, della Pace e dello Sviluppo per trasmettere le sue conoscenze su questo argomento.
Intervista a Robert Botteghi
Domande
Qual’è il suo ruolo nella cooperazione transfrontaliera ?
Quali sono gli ostacoli incontrati nella sua carriera riguardante la cooperazione italo-francese?
Secondo lei, come si potrebbe migliorare la cooperazione transfrontaliera?
Cosa cambierà il trattato del Quirinale per la cooperazione transfrontaliera ? Sono già iniziati i cambiamenti?
"Il mio ruolo, dagli anni '90, è stato quello di attuare progetti transfrontalieri tra Liguria e gli Alpi Marittime. Un ruolo pratico di ingegneria di montaggio di progetti, quindi un ruolo sul campo. Ho poi avuto un ruolo di capitalizzazione sull'esperienza nascente, quindi un ruolo pratico e di capitalizzazione delle conoscenze. Infatti, negli anni '90, l'Europa ha istituito per la prima volta uno strumento comunitario, denominato Interreg, che aveva lo scopo di accompagnare e incitare gli enti territoriali da una parte e dall'altra del confine a cooperare, e queste erano pratiche completamente nuove. È stato quindi necessario capitalizzare le pratiche per poterle rendere operative e trasmetterle. Perché negli anni '90 solo una cinquantina di persone lavoravano sull'ingegneria di montaggio di progetto transfrontaliero.
In un terzo tempo, si è dovuto mettere in atto la concettualizzazione e la metodologia per assicurare la trasmissione delle conoscenze. A partire dagli anni 2010 siamo entrati in un nuovo periodo, in cui non sono più un attore sul campo dell'immediatezza, ma sono impegnato all'Università Cote d'Azur su un programma di diplomazia territoriale. Lavoro sulle attività di ricerca collaborativa su tutto ciò che riguarda il miglioramento degli strumenti della cooperazione transfrontaliera."
"Negli anni '90 non esistevano competenze sulla cooperazione, le relazioni intorno al confine erano essenzialmente gemellaggi. Si dice spesso che l'obiettivo della cooperazione è quello di eliminare le frontiere, ma non lo è affatto, l'obiettivo della cooperazione transfrontaliera è di tener conto, nella gestione locale, dell'evoluzione delle frontiere. Ad esempio, quando l'Italia voleva fare del profitto economico svalutava la lira, e con la differenza tra il franco e la lira, era vantaggioso per i francesi fare la spesa in Italia. Cosa che oggi è impossibile con l'euro. Ma oggi c'è il diritto d'asilo fiscale, per esempio il costo del tabacco, molti francesi vengono a Ventimiglia per comprare il tabacco, il prezzo essendo molto più conveniente. Con questa separazione tra Stato e diritto che rappresenta il confine, ci sono quindi situazioni più o meno vantaggiose per gli abitanti che generano mobilità. Ciò comporta conseguenze per la vita delle popolazioni. La cooperazione transfrontaliera vuole rendere coerenti e facilitare i movimenti dei territori di vita transfrontalieri. Quindi il primo ostacolo è capire il significato e la finalità di questo. È una difficoltà perché non era mai successo prima. La seconda difficoltà è stato il problema del bilinguismo. Non tutti parlano entrambe le lingue. Si parla inoltre più facilmente il francese dal lato italiano che il contrario. La terza difficoltà è l'ignoranza su come funzionano i sistemi politico-amministrativi da una parte e dall'altra della frontiera. È stato necessario comprendersi e imparare, ad esempio, che cosa sia il federalismo amministrativo in Italia o ancora insegnare agli italiani che cos'è uno Stato centrale.
Quando il sindaco di Mentone e il sindaco di Ventimiglia mi hanno chiesto di lavorare sul transfrontaliero, sono andato a vedere i libri presso la biblioteca dell'Università di Nizza su questioni di cooperazione italo-francese, questo rappresentava una mezza pagina. Se avessi fatto lo stesso lavoro sul confine franco-tedesco, avrei trovato più pagine. Quindi un grande ostacolo è la mancanza di conoscenza, la mancanza di professionisti qualificati al riguardo, ed una mancanza di strumenti giuridici. Quando si tratta di un argomento innovativo negli enti locali e regionali, è difficile posizionarsi. "
"La sfida dipende dal tuo impegno, da quello che fai. Per me è trasmettere la mia conoscenza e formare le nuove generazioni capaci di proseguire la cooperazione. Questa è la prima sfida. La seconda sfida è quella di formare gli eletti e i professionisti degli enti territoriali, che non sempre hanno le conoscenze. Bisogna dunque trasmettere la conoscenza. Dagli anni '90 abbiamo avuto 5 generazioni di programmi Interreg. L'ultima sfida è di suscitare l'appartenenza alla cittadinanza transfrontaliera."
"Se osserviamo le 7 frontiere terrestri francesi, il confine con l'Italia è quella che ha sviluppato meno cooperazione di prossimità. Il Trattato del Quirinale, in primo luogo, è il primo trattato da 40 anni, è quindi una grande novità, che arriva in un contesto abbastanza eccezionale. Abbiamo avuto un'ondata di francofobia da parte italiana con l'epoca di Salvini. Rappresenta un passo avanti piuttosto importante, che offre grandi opportunità. Il Trattato riconosce la vita del transfrontaliero e le sue diverse sfide (gestione di crisi, educazione, effetto migratorio, ecc.). Ma queste opportunità dovranno essere valorizzate solo su un lungo periodo di tempo, perché ci vuole tempo per realizzarle. Questo lungo tempo deve essere dato, le autorità devono continuare a voler cooperare ed i mezzi finanziari dovranno essere messi a disposizione.
Quello che cambierà, direi, collettivamente a tutti gli attori, non può essere decretato da soli tra gli attori. I cambiamenti che sono già stati fatti, è dell'ordine della previsione. Ci sono alcuni elementi positivi: grande professionalità della Metropoli di Nizza e della Regione Sud, una voglia di fare degli eletti locali e un quadro con più flessibilità. Vi è una congiuntura favorevole, in particolare con la legge 3DS in Francia, poi la presidenza francese dell'Unione europea, con il progetto di revisione degli accordi di Schengen."